Lezione 4
Caratteristiche e differenze tra ETF, ETC, ETN
Adesso vogliamo mostrarvi invece qualche grafico che analizza l'andamento storico delle masse degli ETF e degli ETP e la loro crescita. Prendiamo prima un grafico di tipo globale e poi un grafico europeo.
Grafico Globale andamento storico ETP ed ETF
In questo caso abbiamo l'andamento storico delle masse in gestione a livello internazionale, sia degli ETF che degli ETP, e si vede proprio la crescita esponenziale dal 2003 fino a maggio 2021. Possiamo vedere chiaramente l'ascesa di questa tipologia di strumenti, questo a livello internazionale. Se poi proseguiamo e vediamo anche a livello europeo, vediamo proprio che, sempre dal 2003 fino a maggio 2021, anche in questo caso abbiamo un enorme crescita di questo mercato, quindi sia a livello internazionale che a livello europeo, ETP ed ETF sono strumenti molto utilizzati a livello di investimento e qui appare molto evidente.
Grafico Europeo andamento storico ETP ed ETF
Vediamo anche il grafico successivo, che è l'andamento storico delle trade medie giornaliere e il turnover medio giornaliero in Italia, quindi il trading evolution e in questo caso proprio viene dimostrato che dal 2003 fino al 2021, compreso nei primi mesi del 2021, si ha un'esposizione in aumento per quanto riguarda sia l'andamento storico delle varie trade medie giornaliere, sia proprio il turnover medio giornaliero. Quindi abbiamo proprio un percorso che è chiaramente al rialzo.
Caratteristiche ETF: ad accumulo e a distribuzione
Andiamo avanti e vediamo alcune caratteristiche degli Etf e in particolare vedremo adesso gli Etf ad accumulo e a distribuzione. Poi parleremo anche degli armonizzati e non armonizzati e dei vari cambi coperti o non coperti, quindi cambi aperti. Iniziamo quindi a vedere gli ETF ad accumulo e distribuzione, che sono due categorie nei quali si possono suddividere questi strumenti.
Gli ETF ad accumulo sono ETF che non staccano il rendimento da cedole e dividendi percepiti ma investono nuovamente i proventi, quindi non vanno a distribuire alcun provento percepito da parte dello strumento agli investitori.
Per quanto riguarda invece gli ETF a distribuzione, sono ETF che distribuiscono i rendimenti derivanti da cedole dividendi degli asset che compongono il fondo con cadenza differente. Quindi in questo caso avremo la distribuzione del provento e questo avverrà con una frequenza differente a seconda della tipologia dello strumento, Quindi a seconda delle caratteristiche del singolo strumento nel quale voi avete investito, potreste avere uno stacco di tipo mensile, trimestrale, semestrale oppure annuale. Queste caratteristiche poi le potete vedere direttamente sul prospetto informativo del singolo strumento.
Per quanto riguarda le date di stacco, le date di pagamento, potete far riferimento sempre a questa documentazione e la trovate sul sito di Borsaitaliana.it. Avrete quindi l'opportunità, andando sul portale di Borsa Italiana, di scaricare un file Excel nel quale sono presenti tutte le informazioni che sono inerenti alla distribuzione del dividendo dei proventi di un determinato strumento. In particolare, quindi, avrete tutte le date di riferimento che vi possono interessare, la valuta e la denominazione dello strumento stesso. E qui avete tutto quello che vi serve.
ETF a cambio aperto e a cambio coperto
Andiamo avanti e vediamo un altro modo di dividere gli ETF a cambio aperto oppure hedged, quindi a cambio coperto. Nel primo caso a cambio aperto sono strumenti che presentano un rischio cambio, quindi un rischio valuta degli asset che compongono il fondo.
Invece gli Etf a cambio coperto o hedged sono strumenti che coprono questo rischio assumendo delle posizioni a copertura del cambio. Questa distinzione normalmente viene riportata nella denominazione, quindi avrete hedged, nel caso di un ETF a cambio coperto. Se non è presente nulla, invece il cambio è aperto. Lo stesso discorso è valido per i fondi a distribuzione o ad accumulo e avrete l'acronimo ACC per quanto riguarda i fondi, gli Etf e fondi ad accumulo e avrete la dicitura DIST per quanto riguarda quelli a distribuzione.
Valuta sottostante ETF: perché fare attenzione
Adesso andiamo a vedere a quali valute bisogna prestare attenzione quando si parla di ETF. In particolare vediamo:
la valuta del sottostante, ovvero la valuta degli asset che costituiscono l'ETF. In questo caso avremo un rischio cambio solo nel caso in cui gli asset che compongono il fondo siano in valuta estera
la valuta invece di denominazione e questa è una valuta di emissione dello strumento
la valuta di negoziazione, ovvero la valuta di scambio dello strumento sul mercato.
Queste tre tipologie di valute sono le valute a cui dovete prestare attenzione quando andate ad investire in uno strumento come l'Etf.
Nota: Il fatto che la valuta di negoziazione sia l'euro non deve trarre in inganno perché se il sottostante invece è in valuta straniera saremo comunque esposti al movimento dei cambi. In qualunque caso, se volete coprire tale rischio, utilizzate quindi gli Etf hedged che vi permettono di coprire il rischio cambio.
ETF armonizzati e non armonizzati
Gli ETF poi, si possono dividere anche in:
armonizzati
non armonizzati
Gli ETF di tipo armonizzato sono quegli strumenti che sono compliant alla normativa di settore Ucits europea. Gli ETF quotati su Borsa Italiana, ad esempio, sono tutti armonizzati.
In pratica cosa significa che gli Etf sono armonizzati? Significa che seguono tutte quelle che sono le normative e la regolamentazione fornita a livello europeo. Quindi possiamo dire che permettono di essere più tutelati gli investitori che decidono di utilizzare queste tipologie di strumenti.
Rispettare le direttive del regolatore, infatti, porta diversi vantaggi. Tra questi possiamo annoverare la limitazione all'utilizzo di strumenti derivati all'interno del fondo, che è una delle caratteristiche degli ETF armonizzati che quindi vincolano l'operatività all'interno di un determinato strumento. Viene regolamentati in particolare l'utilizzo dei derivati all'interno del portafoglio, la divisione tra il patrimonio del fondo e quindi dell'ETF e quello della società che lo emette, la documentazione e reportistica di legge perché gli Etf per legge devono creare e poi pubblicare quelli che sono i prospetti informativi che offrono tutti dati e le informazioni rilevanti in merito ad un dato strumento. Infine, i limiti imposti per rispettare la diversificazione interna che, come abbiamo detto, l'Etf, deve mantenere.
Quindi gli ETF armonizzati col fatto che devono rispettare determinate regole, generano anche più tutela per il risparmiatore e questa tutela viene a configurarsi con quelle che sono i punti che abbiamo definito in precedenza.
Tipologie di ETF sul mercato
Vediamo adesso alcune tipologie di Etf che sono presenti sul mercato. In questo caso lo andiamo a prendere dal eToro che presenta entrambe le categorie. Qui abbiamo sia ETF di tipo armonizzato che ETF di tipo non armonizzato. Quindi, se volete capire anche un po' la differenza tra le due categorie, andate a vedere l'offerta presente sul mercato e andate proprio a identificare queste caratteristiche all'interno di un prodotto reale.
Quindi, nel momento in cui un prodotto è Ucits, ad esempio sulla piattaforma di eToro, sarà definito nella nomenclatura, quindi nella definizione del prodotto stesso e quindi lo trovate nel nome. Quelli che non presentano una definizione Ucits significa che non sono compliant, quindi non sono armonizzati. Potete prenderli uno ad uno per categoria e andarli a confrontare e vedere le varie differenze.
ETF con Benchmark price return e total return
Vediamo adesso invece due particolari categorie di ETF:
Entrando nel mondo dei benchmark (che poi cercheremo di comprendere appieno di che cosa si tratta e ne daremo una definizione approfondita) vediamo che esistono ETF che presentano dei benchmark price return, ovvero che prendono in considerazione solo i prezzi e non i dividendi maturati nel corso dell'anno (come ad esempio lo S&P 500) oppure total return, ovvero indici che prendono in considerazione anche i dividendi maturati (come nel caso del Dax).
Cosa significa questo? Sostanzialmente quando noi decidiamo di andare a prendere un un indice, dobbiamo cercare di capire come questo viene costruito.
In questo caso, quando parliamo per esempio dell'S&P 500 come indice price return, andiamo a identificare un indice che prende in considerazione il prezzo puro e quindi esclude tutti i dividendi che sono stati maturati nel corso dell'anno da parte delle azioni che lo compongono e quindi è semplicemente l'andamento del prezzo delle azioni sottostanti, esclusi i rendimenti generati dai dividendi che staccano.
Gli Etf, invece, con benchmark che hanno un total return, vanno inglobare all'interno dell'indice anche tutti i dividendi staccati dalle azioni che compongono quel determinato indice e quindi viene sostanzialmente preso un indice che ingloba due componenti a livello reddituale:
quella derivanti da un andamento della fluttuazione del sottostante
quella derivante dai dividendi e dai proventi maturati
Ovvio che i benchmark total return avranno un prezzo superiore rispetto ai price return in quanto inglobano appunto i dividendi maturati da parte dell'indice, quindi avranno un prezzo superiore. I dividendi in questo caso vengono quindi investiti nuovamente ed è importante saperlo. Quando andate a prendere gli Etf valutate il benchmark di riferimento, se è un benchmark di tipo price return o total return, proprio per fare una valutazione della composizione dell'andamento al suo interno (quindi se dentro ci sono i dividendi oppure no).
Come si suddividono i benchmark
Vediamo come sono divisi tra loro i benchmark. Alcuni rappresentano gli indici di riferimento. Sono ad esempio indici di tipo azionario, come il Dax che rappresenta il mercato di Francoforte quindi mercato tedesco, l'S&P 500, uno degli indici americani che è composto da 500 titoli ad alta capitalizzazione.
Questi sono alcuni indici piuttosto famosi che conoscono tutti, ma esistono anche altre tipologie di benchmark che possono essere utilizzati dagli Etf e quindi non soltanto indici che sono presenti e quotati su un mercato regolamentato, ma anche costruiti da istituzionali e banche di investimento. Nel video vedrai che abbiamo fatto una lista di alcuni tra i principali, ma ce ne sono molti altri. Quindi, quando andate a cercare di comprendere a pieno quello che è lo strumento sul quale decidete di andare a investire, dovete sapere anche qual è l'indice sottostante.
Quindi se decidete di andare, per esempio, su azioni americane o su qualunque altra tipologia di sottostante, se avete l'S&P 500, per esempio, come indice di riferimento potete andare a vedere direttamente l'andamento su determinati siti che offrono proprio l'andamento delle fluttuazioni dell'indice americano. Dovete andare a vedere non più soltanto quello che è l'indice di riferimento, ma anche il Sabe Index, costruito a livello sintetico da parte di una casa di gestione. Dovete andare a cercare di comprendere come è stato costruito questo indice benchmark sintetico direttamente dalla casa di gestione e quindi che cosa raccoglie. Questo perché non è identificativo in maniera fedele di quello che magari è l'indice sottostante che vuole andare a replicare, ma può darsi che sia leggermente differente. Può avere magari degli aspetti delle strutture e dei meccanismi diversi.
Quindi dovete cercare di comprenderli, entrare all'interno dello strumento e ad analizzarlo, perché altrimenti magari avete scelto il mercato giusto, l'indice corretto, ma avete sbagliato la tipologia di strumento.
Conoscere il mercato, analizzare il mercato è importante, ma è molto importante anche conoscere gli strumenti ai quali vi affidate quando decidete di andare ad operare, perché se lo strumento è sbagliato, anche la vostra trade diventerà inefficiente oppure genererà dei profitti che non sono quelli che vi aspettate o addirittura potreste anche andare in perdita. Quindi mi raccomando, attenzione ai benchmark sottostanti che andate a scegliere per le vostre trade.
Adesso cerchiamo di analizzare alcuni tra i benchmark principali, sia azionari che obbligazionari. Qui sotto abbiamo riportato tre link in particolare:
MSCI Index
Barclays
JPMorgan
Adesso andiamo a vedere questi tre siti web cosa offrono in maniera piuttosto rapida e poi se volete approfondire quello che è la tematica degli indici sottostanti gli Etf e quindi dei benchmark, potrete magari andare direttamente su queste tre piattaforme a titolo esemplificativo, e cercare di comprendere al meglio quali sono e le tipologie, le caratteristiche e gli aspetti di questi benchmark.
MSCI Index
Quindi vediamo MSCI Index. Fornisce diverse opportunità Index Solution. Abbiamo MSCI per diverse tipologie di mercati, quindi sia mercati di tipo sviluppato sia mercati emergenti. Poi abbiamo anche Index categories, quindi abbiamo categorie collegate a tipologie di indici quali market cap, quindi collegati alla capitalizzazione di mercato, al Factor Index, Strategy Index, Tematics Index, quindi indici tematici, strategici, fattoriali piuttosto che ESG o Real Estate quindi collegati al mercato immobiliare oppure del reddito fisso, quindi fixed income. E poi abbiamo altre tipologie di indici che a qui adesso in particolare, non andremo a vedere.
Vediamo adesso MSCI per i mercati sviluppati. Quindi andiamo a vedere quello che offre l'indice MSCI per i paesi sviluppati e vediamo che i paesi sviluppati che vengono considerati dall'MSCI sono quelli riportati nella tabella qui di seguito, quindi abbiamo indici di tipo regionale. In questo caso, per esempio MSCI Europe piuttosto che MSCI World Index, quindi di tipo internazionale, oppure altre tipologie di indici, per esempio MSCI e Half Index, che è disegnato per rappresentare la performance delle aziende a larga e media capitalizzazione di 21 mercati sviluppati, quindi includono Europa, Australasia, Far East ed escludono invece l'America, per esempio, e il Canada. Poi abbiamo Country Index che prendono l'America per esempio, Giappone, piuttosto che gli United Kingdom, quindi Gran Bretagna. E qui abbiamo vediamo le allocazioni, per esempio MSCI World Index, quindi dell'indice a livello internazionale globale e abbiamo le varie opportunità.
Per ogni tipologia di indici, quindi, se noi andiamo poi a vedere le soluzioni che vengono offerte a livello di possibilità di investimenti, vediamo che ci sono poi varie opportunità per andare a fare un'analisi. Vediamo il profilo degli indici, la metodologia con i quali sono costruiti e le varie risorse. Qui avete le disponibilità per andare a vedere farvi una view più approfondita di tutti quelli che sono effettivamente le risorse fornite da questa tipologia di portale e quindi andare a vedere poi le varie opportunità. Vediamo in questo caso, per esempio, il fact sheet di un ETF di un mese, sia in particolare di un indice mese, sia se prendiamo per esempio quello collegato collegato agli Stati Uniti oppure a Small Cap World, quindi aziende a piccola capitalizzazione a livello internazionale.
Andiamo a fare un download del fact sheet e qui avremo l'andamento della performance da ottobre 2006 ad oggi. Quindi vedremo come andato l'MSCI World Small Cap rispetto ad altre tipologie di indici simili, per esempio, performance annuale l'abbiamo sulla destra. Poi abbiamo l'index performance sui rendimenti netti, i fondamentali (quindi PE dividend yield, PE forward e price book value) e poi sotto abbiamo gli Index risk e Return caracteristics, quindi abbiamo tutto quello che riguarda per esempio la deviazione standard annualizzata, quindi la volatilità e il massimo draw down, per esempio l'indice di Sharp. Qui potete poi andare a vedervi tutte le singole caratteristiche del fact sheet e fare un'analisi approfondita di quello che è l'indice che potrebbe essere il sottostante del vostro ETF nel quale decidete di andare a investire.
Quindi poi vi andrete a vedere quando decidete di fare una trade su un Etf qual è sempre l'indice sottostante, perché potrebbe essere un MSCI ma potrebbe essere anche un Bloomberg piuttosto che una qualunque altra tipologia di benchmark. Quindi andate sempre a vedere il benchmark e soprattutto come è costruito e come formato.
Adesso abbiamo visto quindi una rapida panoramica, quindi questa è proprio una overview di quelle che sono le possibilità per cercare di conoscere gli indici al meglio e soprattutto i benchmark che vengono costruiti ad hoc da determinate tipologie di istituzionali.
Barclays Index
Vediamo anche Barclays, quindi Barclays Index, in particolare gli indici appunto di Barclays. Qui semplicemente non facciamo altro che farvi vedere qual è il portale. Poi lasciamo a voi quello che è andare a vedere gli indici di riferimento. Andatevi a segnare qual è l'URL, quindi l'indirizzo per poter accedere all'analisi di questi indici forniti da Barclays a titolo esemplificativo, e andate ad approfondire quelle che sono appunto le varie tematiche.
JPMorgan
Andiamo avanti ancora e torniamo a JPMorgan. Facciamo la stessa cosa vista in precedenza e quindi ritorniamo a quelli che sono i JPMorgan Index. In questo caso anche qui, come abbiamo detto in precedenza, avete l'opportunità per quanto riguarda gli indici di riferimento, di andare a vedere tutti i vari indici che vengono costruiti da JPMorgan appunto come benchmark per strumenti e quindi come sottostanti di riferimento per alcune tipologie di Etf.
ETF sostenibili: ESG
Procediamo con il resto del corso. Vediamo quindi altre tipologie di ETF e in particolare gli strumenti sostenibili quindi ESG, cioè ETF che sono sensibili nei confronti dell'ambiente e quindi vengono chiamati appunto ETF sostenibili con l'acronimo di e ESG. Quando voi andate a fare su Borsa Italiana la selezione dei vari fondi, avrete l'opportunità anche di andare a selezionare tramite una casella al di sotto di quello che è la barra di ricerca, quelli che sono sostenibili o meno.
Quindi quando andate a fare una ricerca generica di quello che è il fondo che può essere di vostro interesse avete anche la possibilità nella selezione di andare a scegliere se volete un ETF sostenibile o meno. Per consultare poi quello che sono gli ETF li tipo sostenibili e che rappresentano appunto questa caratteristica sul mercato italiano, potete accedere a questo link che è rappresentativo della lista su Borsa Italiana di tutti quelli che sono gli ETF con questa caratteristica presenti sul mercato.
Tornando a quello che offrono le nostre slide nella parte destra della nostra schermata possiamo vedere una parte ricavata dal sito di Borsa Italiana che dà proprio una definizione di quelli che sono gli Etf e i fondi aperti di tipo sostenibile e fornisce anche tutta una breve storia di come sono nati e delle caratteristiche che li hanno contraddistinti nell'arco del tempo e parte anche delle normative che li rappresentano. In questo caso non andiamo ad approfondire. Se volete potete leggere la slide presente nel video o potete vederlo anche direttamente sul portale di Borsa Italiana e andarvi a leggere quelle che sono appunto le caratteristiche, la storia e la normativa di riferimento riguardo a queste tipologie di strumenti, in particolare questa caratteristica.
Come viene calcolato NAV e il prezzo
Andiamo avanti e vediamo invece come viene calcolato il NAV dell' ETF e il prezzo.
Allora intanto che cos'è il NAV? Il NAV è Net Asset Value di un determinato fondo, è il parametro di valore netto del fondo e rappresenta la differenza tra gli attivi e passivi, quindi rappresenta la differenza tra il valore totale attivo del fondo e il valore totale passivo. Il tutto diviso per il numero delle azioni.
Quindi la formula per il calcolo del NAV è quella che abbiamo enunciato in precedenza, quindi:
attivi - passivi / numero delle azioni
Quindi avete il NAV che rappresenta il valore del fondo. Poi avete il prezzo che si differenzia dal NAV in quanto indica il valore dello strumento sul mercato e quindi il valore al quale viene scambiato. Quando voi decidete di andare a comprare una quota, dieci o venti quote di un ETF andate a scambiarlo per un determinato prezzo. Il prezzo di riferimento è proprio questo che indica il valore dello strumento sul mercato di scambio.
Nel caso in cui i valori siano differenti, quindi, il valore del prezzo sia diverso dal NAV, avremo:
Spieghiamo meglio. Se il prezzo di uno strumento è maggiore del valore degli attivi, meno i passivi, diviso il numero delle azioni del fondo, vuol dire che il nostro Etf sostanzialmente è a premio, quindi è sopravvalutato. Se invece il nostro prezzo sia inferiore al valore effettivo del nostro ETF, vuol dire che l'Etf è a sconto, quindi è vantaggioso rispetto al suo valore reale.
Da notare che gli ETC come gli ETN, non essendo fondi di investimento, non possiedono il discorso del NAV, che invece è una caratteristica è tipica degli OICR e quindi dei fondi comuni di investimento e degli ETF.
Costi dell'ETF
Adesso che abbiamo visto il metodo di calcolo del NAV e la definizione del prezzo, parliamo di quelli che sono i costi dell'ETF ed in particolare del Ter ongoing Charge Figure e poi del TCO, in questo caso del costo totale di possesso. Il ter ongoing charge figure non rappresenta in realtà il totale dei costi, ma soltanto una stima annuale, quindi non rappresentano in via definitiva quello che è il costo totale complessivo che andate a pagare quando andate ad acquistare un ETF ed è che ha inglobato all'interno dello strumento, ma semplicemente è una previsione ed una stima a livello dei dodici mesi.
TER (Total Expense Ratio)
Per quanto riguarda il TER, che indica i costi del fondo, normalmente è quel valore, quel parametro che viene considerato e che si vede con più frequenza. Che cosa ingloba il Ter? Ingloba le commissioni di gestione e le commissioni collegate alla banca depositaria, i diritti e i costi di distribuzione. Non vengono normalmente considerati all'interno del calcolo del TER:
Per avere il costo complessivo reale di quanto andremo poi teoricamente a spendere all'interno dell'ETF, cioè quali sono i costi complessivi, bisogna far riferimento al TCO, ovvero il costo totale di possesso.
Questo tipo di costo, quindi questo conteggio, non lo trovate però nei documenti ufficiali, quindi sarà difficile poi effettivamente avere una reale panoramica di quelli che sono la totalità dei costi sostenuti. Avrete sempre comunque una panoramica della maggior parte dei costi sostenuti dall'ETF.
TCO o costo totale di possesso
Andiamo a vedere il costo totale di possesso e quindi, come l'abbiamo chiamato in precedenza, TCO o costo totale di possesso per un investimento in ETF. Abbiamo:
costi interni
costi esterni
I costi interni sono rappresentati dal TER, che è il Total Expense Ratio, più i costi di ribilanciamento, il differenziale dello swap e il prestito titoli.
Quindi, se vogliamo fare una valutazione di quello che è il rendimento dell'indice, rendimento dell'ETF e fare una valutazione dei costi interni sostenuti a livello sostenuti a livello di strumento, possiamo andare a fare una differenza tra rendimento dell'indice e rendimento dell'ETF.
Avremo una tracking difference che rappresenta sostanzialmente quelli che sono i costi impliciti e interni allo strumento stesso e che quindi vanno a creare quella differenza tra rendimento dell'indice e quello dell'ETF. Nel momento in cui l'ETF è un fondo a replica fedele, la differenza tra i due rendimenti sarà data dai costi e quindi da quella che viene chiamata tracking difference.
Poi abbiamo invece dei costi esterni, ovvero il differenziale tra bid ask, quindi tra denaro e lettera, ovvero lo spread, le spese di mediazione e le imposte. Quindi:
costi interni + costi esterni= costi totali di proprietà
I costi totali di proprietà abbiamo visto essere quelli che effettivamente creano la panoramica dei costi complessivi collegati allo strumento.
Fiscalità degli ETF
Adesso vediamo un altro argomento importante che è la fiscalità degli Etf. Abbiamo detto che gli Etf seguono una stessa fiscalità che riguarda anche i fondi comuni di investimento. Essendo entrambi degli Oicr, quindi, le plusvalenze derivanti dalla vendita vengono tassate nel modo che adesso andremo a vedere.
Gli Etf di tipo armonizzato che investono in titoli di Stato e enti sovranazionali avranno un'aliquota che corrisponde al 12,5%. Questo perché i sottostanti sono titoli di Stato o enti sovranazionali che beneficiano di una fiscalità agevolata.
Gli Etf armonizzati (che investono in altre categorie, come ad esempio azioni, obbligazioni o altre tipologie di sottostanti) si applica un'aliquota fissa che è del 26%, che quindi è uguale a quella che si applica per le azioni, per le obbligazioni, per i derivati e per altre tipologie di investimento. Per quanto riguarda le compensazioni, le plusvalenze in Etf che sono da considerare reddito da capitale, non sono compensabili con le minusvalenze derivanti dallo stesso strumento o da uno strumento differente.
Quindi, se noi generiamo dei profitti o dei guadagni su un Etf, questi non sono compensabili con delle perdite che abbiamo prodotto da delle operazioni eseguite sullo stesso strumento o su strumenti differenti. Per quanto riguarda invece le minusvalenze, che quindi invece sono considerate redditi diversi, sono utilizzabili per compensare le plusvalenze derivanti da altre tipologie di strumenti nei quattro anni successivi. Nel caso in cui noi generiamo delle perdite derivanti dalle operazioni in ETF, queste potranno essere usate per compensare delle plusvalenze derivanti da altre tipologie di strumenti, a patto che queste vengano realizzate nei quattro anni successivi, quindi hanno quattro anni di validità.