Gli investitori del Monte dei Paschi di Siena (BMPS.MI) hanno raccolto il 96,3% della nuova emissione azionaria da 2,5 miliardi di euro (2,4 miliardi di dollari) della banca italiana, lasciando meno di 100 milioni di euro sui libri delle banche che hanno accettato di sostenere la rischiosa vendita.
Le preoccupazioni per l'attecchimento dei mercati sullo sfondo della guerra in Ucraina, dell'inflazione record e dell'imminente crollo economico hanno rischiato di far deragliare la settima richiesta di liquidità del Monte dei Paschi (MPS) in 14 anni.
MPS ha dovuto ritardare l'approvazione dei termini della vendita fino a quando non è riuscita ad assicurarsi il sostegno di un gruppo di otto banche e del fondo londinese Algebris per la parte dell'offerta da 900 milioni di euro che non sarebbe stata coperta dallo Stato.
Le leggi dell'Unione Europea che limitano gli aiuti di Stato alle banche hanno limitato il contributo dei contribuenti italiani a 1,6 miliardi di euro, che riflettono la partecipazione di Roma in MPS al 64%.
I sottoscrittori, a loro volta, hanno accettato di garantire la parte privata dell'offerta solo a condizione che MPS si assicuri impegni di sub-sottoscrizione da parte di investitori pronti a raccogliere almeno la metà della somma.
I sottoscrittori, guidati dai coordinatori globali Bank of America, Citigroup, Credit Suisse (CSGN.S) e Mediobanca (MDBI.MI), si ritroveranno con 93 milioni di euro di azioni, ha dichiarato MPS in un comunicato diffuso giovedì.
MPS ha accettato di pagare 125 milioni di euro di commissioni ai sottoscrittori, una cifra molto più alta del normale, di cui circa un quarto sarà girato ai sub-sottoscrittori.
Dato che il cash call ammontava a più di 10 volte il suo valore di mercato di allora, MPS ha prezzato le nuove azioni con uno sconto molto minore di quello abituale. Ciò valuta la banca al di sopra di altri istituti più sani, esponendo gli acquirenti delle nuove azioni a potenziali perdite.
